Mons. Gangemi nacque il 20 gennaio 1906 a Reggio Calabria, nella Valle di Roda, tra il Calopinace e le colline di Spirito Santo e San Cristoforo. Entrato in Seminario, fu ordinato sacerdote nel 1930. Ebbe le prime esperienze pastorali in provincia di Reggio, a Motta San Giovanni prima e Melito Porto Salvo successivamente, per poi essere nominato, nel marzo del 1936, parroco in San Paolo alla Rotonda, dove esercitò il suo ministero per oltre sessant’anni. Fu insegnante in Seminario e nelle scuole pubbliche e ricoprì con grande perizia incarichi nell’ambito diocesano (Assistente in Azione Cattolica, Giudice Regionale del Tribunale Ecclesiastico, Vicario Generale della Diocesi nel periodo della Rivolta di Reggio). Notevole la sua produzione letteraria e brillante l’attività di predicatore colto e forbito. Sperimentò con successo anche le vie della musica, componendo alcune opere liriche, con relativi libretti, oratori e altra musica sacra. Fiore all’occhiello della sua straordinaria vitalità è la Fondazione Piccolo Museo San Paolo, raccolta pregiatissima di opere d’arte.
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Mons. Gangemi
“Dio, l’Essere più semplice e più complesso, vicinissimo a noi, in ipso vivimus, movemus et sumus, e lontanissimo da noi, immerso nella notte del suo mistero, naufrago nella profondità dell’invisibile, ci offre molte strade per arrivare a Lui. Strade umili e strade superbe, strade splendidamente oscure e oscuratamente splendide, strade umili aperte agli occhi stupefatti dei piccoli e alle menti superbe dei grandi. Ma c’è una strada facile, accessibile a tutti, che porta sicuramente a Lui: la strada della bellezza. L’arte, che a Dio quasi è nepote, sceglie questa strada per rendercelo presente, visibile, tangibile, fruibile. Perciò, non è ozioso, futile e vanitoso raccogliere opere d’arte per offrirle agli occhi e all’anima dell’uomo. Oltre all’apostolato della preghiera e l’apostolato dell’azione c’è l’apostolato del Bello che, attraverso gli occhi, aiuta a portare anime a Dio: perciò a pieno titolo rientra tra gli impegni del ministero sacerdotale. L’angelo delle tenebre, per sedurre gli uomini, si serve anche delle immagini; offriamo anche all’angelo della Luce immagini per condurre anime a Dio. Bisogna avere paura degli uomini che non si lasciano conquistare dal Bello: sono già schiavi delle cupidigie e dell’orgoglio o del sesso. Nella gerarchia dei valori non dovrebbero trovar posto i terreni che tormentano bramati / deludono sperati / non saziano ottenuti / desolano perduti. Ma io ho preso la parola non per fare un’esoterica omelia ma per doverosamente ringraziare; il nostro ringraziamento riconoscente e grato va a tutti coloro che nel corso degli anni hanno confortato, sostenuto e aiutato la Fondazione (…). Riguardo all’onore che hanno voluto conferirmi, confesso di non essere stato mai un mendicante di onori: ma gli onori spesso fuggono chi li insegue e inseguono chi li fugge, ma, in fondo, tutti più o meno ci tengono ad essere ammirati, fare rumore per acquistare rinomanza, mentre non è il mondan romore altro che un fiato / di vento, che or viene quinci e or viene quindi, / e muta nome perché muta lato. / La vostra nominanza è color d’erba / che viene e va e quei la discolora / per cui all’esce de la terra acerba. Tuttavia, sono contento di ricevere questo onore, per avere finalmente qualcosa di bello da condividere con i miei validi e affettuosi collaboratori. Non bisogna però dimenticare le parole che Gesù consegnò agli Apostoli, quando ritornavano a Lui fieri dei loro successi nell’apostolato: “Anche se avete compiuto miracoli d’operosità dovete dire: servi inutiles sumus quod debuimus facere fecimus”. Siamo dei servi inutili, abbiamo fatto quel che dovevamo fare, nient’altro che il nostro dovere. E termino, rinnovando il mio caloroso grazie… Grazie, o amici, grazie, grazie!”.